Archivio per ‘Attività della nostra sede’ categoria
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21 Gennaio 2020
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8 Luglio 2019
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28 Luglio 2018
Quasi 90 persone sono intervenute alla nostra prima edizione della “Pastasciutta antifascista”.
E’ stato per noi un successo insperato e ci ha fatto un immenso piacere avere nostri ospiti non solo i compagni della nostra sezione, ma anche iscritti e simpatizzanti di altre sezioni e paesi che hanno voluto rivivere con noi il gesto di solidarietà, condivisione e generosità compiuto dai fratelli Cervi il 25 luglio del 1943 per festeggiare la caduta del fascismo.
Abbiamo avuto il piacere di ospitare amici antifascisti da: Cormons, Gorizia, Gradisca, Monfalcone, Piedimonte, Pieris, Romans, Ronchi, Ruda, San Canzian, Staranzano, Turriaco, Villesse,… e ci dispiace molto e ci scusiamo ancora con le persone alle quali abbiamo dovuto dire di no per il numero di posti limitati a disposizione nel locale che ci ha accolti.
Dopo i saluti portati dai membri del consiglio direttivo della nostra sezione e i saluti dell’Amministrazione Comunale portati dal vicesindaco geom. Andrea Dreossi, abbiamo voluto onorare con un minuto di silenzio i caduti per la Libertà.
La serata si è poi svolta con allegria e gioia grazie al buon cibo della Trattoria al Chiosco e alla musica della fisarmonica del maestro Simon.
Ringraziamo ancora di cuore tutti coloro che hanno partecipato alla nostra iniziativa.
Al prossimo anno.
Gentili iscritti e persone interessate,
venerdì 27 ottobre ci troveremo dalle ore 18.00 alle ore 20.00 presso la Biblioteca comunale, in via Madonnina n° 4, per spiegare le nostre prossime iniziative ed in particolare per raccogliere informazioni sulle donne della Resistenza, partigiane e staffette, che hanno avuto una parte importante nella Lotta di Liberazione, ma che spesso sono state dimenticate.
Noi vorremmo riuscire a dare loro la giusta importanza, con la realizzazione di un cartellone informativo in loro onore e memoria. Purtroppo nei documenti ufficiali le donne spesso sono state ignorate o dimenticate e per questo abbiamo bisogno del vostro aiuto per avere: informazioni, aneddoti, fotografie. Tutti i documenti verranno scansionati e restituiti ai proprietari.
Vi ringraziamo per la collaborazione
Una splendida giornata di sole ci ha accompagnato durante la nostra gita sociale a Franja e Skofja Loka.
Emozionante come sempre la visita all’Ospedale Partigiano intitolato alla dottoressa Franja.
Il Partizanska Bolnica Franja è stato uno dei circa 120 ospedali partigiani nell’allora territorio jugoslavo. Iniziò ad operare alla fine del 1943 e vi furono ricoverati 578 feriti gravi e 300 meno gravi. L’ospedale si trova nella gola di Pasice formata dal torrente Cerinscica, una gola nascosta, quasi inacessibile e protetta da una natura rigogliosa e selvaggia.
Con un po’ di fatica quasi tutte le persone del nostro gruppo sono riuscite a visitare il sito, monumento nazionale della Slovenia e nella lista dei monumenti patrimonio dell’umanità UNESCO.
La visita alle 14 baracche, che componevano l’ospedale partigiano dove venivano ricoverati i combattenti partigiani, in particolare quelli feriti gravemente, ha permesso a tutti di fare un salto nel passato.
Alle persone più “grandi” sono ritornati alla mente vecchi racconti ed episodi narrati da persone care, per i più giovani, è stata l’occasione per scoprire e toccare con mano un capitolo importante della nostra storia.
La signora Mercede ha raccontato della sua visita nel’46 appena finita la guerra, assieme ad un amico che fu ferito alle gambe dall’esplosione di una granata in una delle battaglie e qui ricoverato. Le sue gambe erano piene di schegge e solo grazie alla competenza dei medici e del personale infermieristico dell’ospedale è riuscito a tornare a casa vivo.
Ora il sentiero d’accesso al sito è agevole e con pochi tratti in cui stare attenti, ma durante il conflitto le cose erano decisamente più complicate. I feriti venivano adagiati sulle barelle bendati e venivano poi portati avanti e indietro per un po’ prima di andare nella direzione giusta in modo tale da far perdere loro l’orientamento e di non permettergli di ritrovare l’attacco del sentiero che conduceva all’ospedale. La risalita veniva poi fatta camminando nel greto del torrente per far perdere le proprie tracce e disperdere l’odore delle persone che sarebbe stato facilmente individuato dai cani delle truppe naziste.
Nell’ospedale intitolato ad una delle dottoresse che vi operarono, furono ricoverati soprattutto partigiani jugoslavi, ma anche alcuni russi, due americani e tanti italiani.
La nipote riporta la testimonianza della signora Lidia; anche lei è stata qui, con alcuni membri della sua brigata, dopo aver bevuto da un pozzo avvelenato dai nazi fascisti. Anche per lei il tragitto per arrivare all’ospedale è stato lo stesso, poi la lavanda gastrica e la convalescenza. I pomeriggi passati vicino alla fontana antistante la prima baracca sono ancora vivi nella mente di Lidia; lì si stava al sole per guarire prima e una delle infermiere faceva cantare i malati perchè risollevare lo spirito e mantenere l’allegria sono le medicine più potenti.
In questo ospedale, l’unico che operò fino alla fine del conflitto, venivano usate le tecniche mediche più all’avanguardia dell’epoca ed il tasso di mortalità era solo dell’11% grazie anche ad i continui rifornimenti di medicinali che venivano paracadutati in loco provenienti dall’ospedale di Lubiana.
Il pranzo è passato piacevolmente nella Gostilna che ha ospitato il banchetto nuziale della dottoressa Franja subito dopo la fine della guerra.
La visita al museo del castello di Skofja Loka ci ha permesso di scoprire la storia meno recente di queso splendido territorio, ma di approfondire anche la storia della lotta di Liberazione con la sezione del museo dedicata alla storia più recente.
Partigiani della Garibaldi – Natisone
Il fazzoletto rosso ed il berretto dei nostri partigiani.
La divisa di un deportato politico jugoslavo – triangolo rosso (Campo di Mauthausen)
La visita nel parco del castello, ci ha portato a scoprire come vivevano nel villaggio di Skofja Loka nel 16° secolo: la casa ha la tipica “cucina nera” a causa della fuliggine che usciva dal camino. La casa è stata smontata e completamente rimonatata nel sito per diventare un museo “open air”.
Ringraziamo di cuore tutte le persone che hanno voluto trascorrere con noi una giornata intensa, ricca di storia, di emozioni, di ricordi, di riflessioni importanti, ma anche di svago e divertimento.
Grazie veramente a tutti.
Il Direttivo della sezione
Deposizione corona in piazza a Redipuglia sul monumento ai partigiani di Redipuglia caduti, deportati e dispersi.
Deposizione corona presso la casa natale del comandante partigiano Silvio Marcuzzi “Montes” Medaglia d’Oro al Valore Militare.
Discorsi ufficiali a conclusione della cerimonia nel Parco delle 42 Rose davanti alla Stele Montes.
Redipuglia 25 aprile 2017.
Autorità Civili Delegazioni compagni e amici e familiari dei partigiani.
Questo anno ricorre il 72° anniversario della Liberazione e della fine del conflitto, anche delle nostre terre da parte degli Alleati e dell’Esercito Jugoslavo dopo la tragica catastrofe (1943-1945 ) della seconda guerra mondiale, voluta dalla Monarchia e dal Regime fascista assieme alla Germania di Hitler. Tutto il nostro popolo italiano venne tradito dai suoi governanti in particolare lo furono i nostri giovani soldati che, costretti, vennero mandati a morire a migliaia nei deserti africani, nelle sterminate pianure della Russia, dove a migliaia morirono di stenti e di freddo. Molti nostri alpini morirono sui monti della Grecia e Albania, senza contare i piloti ed i marinai che caddero in combattimento sui vari fronti di guerra mandati a morire con aerei obsoleti e navi da guerra prive di radar in balia della artiglierie delle navi inglesi. Ricordiamo anche le migliaia di civili che perirono innocenti sotto i bombardamenti che, prima dello sbarco in Sicilia degli Alleati, devastarono tutte le principali città del Sud. I giovani soldati di Fogliano Redipuglia che morirono durante la seconda guerra mondiale sono incisi per sempre nella grande pietra che si trova nel nostro Cimitero Civile e noi li ricordiamo sempre con affetto. Oggi invece, come ogni anno, siamo qui riuniti davanti alla stele che ricorda Silvio Marcuzzi ( Montes ) inserita nell’area che abbiamo voluto intitolare, in accordo con l’Amministrazione Comunale, il Parco delle 42 rose in ricordo dei nostri partigiani caduti o dispersi nel corso della Guerra di Liberazione. Ogni anno siamo qui per ricordare il loro sacrificio. I nostri partigiani erano tutti volontari, essi combattevano con limpida coscienza combattevano per la giustizia e per la libertà e credevano in un mondo migliore, sapevano che se venivano catturati potevano essere passati per le armi immediatamente. Pur di non rivelare notizie che avrebbero messo in pericolo i loro compagni, molti subirono torture inenarrabili nelle caserma Piave di Palmanova come lo stesso Montes. Altri scomparvero senza lasciare alcuna traccia, come Zita Chiap di Redipuglia Capitano della Montes dispersa nel settembre del 1944 in missione a Milano. Noi crediamo ancora nel loro esempio. Voglio concludere questo intervento con le parole del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat a Milano di fronte a 250.000 persone il 9 maggio del 1965, concludendo il ciclo di manifestazioni nel ventennale della Liberazione.
Se l’Italia ha potuto ritrovare la sua unità spirituale del 25 luglio 1943 sino alla fine della guerra e partecipare eroicamente alla lotta comune ciò è dovuto tanto a un risveglio istintivo della coscienza nazionale quanto alla Resistenza.
La Resistenza armata nasce come volontariato popolare sui monti e nelle valli ove ai reduci delle formazioni dell’esercito cui gli occupanti nazisti davano la caccia, si affiancano immediatamente quando non li precedono civili di ogni età, dai più giovani non ancora chiamati alle armi, agli anziani tuttora in grado di maneggiarle uomini di ogni ideologia o di nessuna particolare ideologia, ma animati dalla ferma decisione di combattere tanto gli invasori nazisti quanto i loro ausiliari fascisti.
I contadini proteggono i patrioti e ne condividono i rischi subendo eroicamente rappresaglie feroci. Nelle città, nei borghi, la Resistenza trova rapidamente le sue basi organizzative i suoi centri di rifornimento la sua direzione politica.
Le donne che si rivelano pari agli uomini per slancio patriottico, tutti i cittadini che aiutano i perseguitati dal nazismo e dal fascismo, tutti gli italiani insomma che anelano alla riconquista della libertà e detestano l’occupazione tedesca, quali che siano le loro aspirazioni per il futuro, si affratellano nel pericolo.
Lo spirito democratico creato dalla Resistenza ha permesso di affrontare con serenità l’arduo problema istituzionale che ha visto l’Italia, dopo la sua momentanea divisione riconoscersi nella Repubblica democratica fondata sul lavoro. La Repubblica ha potuto nascere per atto di popolo come coronamento del Risorgimento nazionale e come garanzia di pace di libertà e di giustizia per tutti gli italiani. Per quanto riguarda la lotta del passato certo possiamo avere la coscienza serena.
Ai giovani di oggi affidiamo con fiducia e amore il completamento della nostra missione.