Archivio per Febbraio 2017

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Giornata della Memoria – gennaio 2017

7 Febbraio 2017

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In occasione del 72° anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz – Birchenau, il 27 gennaio 1945, si è rinnovata la Cerimonia in ricordo ed onore dei nostri concittadini deportati nei Campi di steriminio davanti al Monumento in piazza a Redipuglia.

Il nostro territorio ha patito deportazioni soprattutto per motivi politici, persecuzioni a causa delle leggi razziali, oltre che alle persecuzione per motivi religiosi.

Nel momento di accendere la lanterna, simbolo di luce e speranza per un futuro senza gli orrori patiti dai nostri concittadini, si sono ricordati i nomi dei cittadini del nostro Comune deportati nei campi di concentramento o di lavoro in Germania e mai più ritornati:

Fontanin Augusto, Marcuzzi Giacomo, Marcuzzi Sergio, Mariotti Attilio, Pigo Enea Paride, Russian Michele, Soranzio Alfredo, Trevisan Arduino, Visintin Fiorenzo, Zamar Antonio Livio, Zorzenon Primo, Zorzenon Marcello

ed altri che riuscirono a tornare a casa:

Burazzini Giustina, Buttignon Arturo, Cian Giovanni, Cucit Maria, Celin Maria, Cidin Italia, Fontanin Egidia, Marcuzzi Carlo, Marcuzzi Tarcisio, Marcuzzi Guido, Miotti Armaldo, Modi Enedina, Muset  Rinaldi, Modesti Guido, Tomsig Rosa, Visintin Libero.

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Vorremmo ricordare ciò che hanno patito i deportati con le parole del nostro concittadino Carlo Marcuzzi, tratto dal libro “La deportazione nei KZ dalla sinistra Isonzo 1943/1945”:

Sono stato arrestato in montagna da partigiano da reparti delle SS assieme ai compagni Caisutti Ermanno , Bernardi Piero e Spinpolo Alberto: era il 13 settembre del 1944.

Dopo un durissimo interrogatorio siamo stati portati nel carcere del Coroneo di Trieste.

Dopo 20 giorni di prigionia, incolonnati, a piedi e sotto scorta delle SS e dei repubblichini, ci avviammo verso la stazione di Trieste dove ci attendeva un lungo treno merci sul quale, con spinte e calci, ci caricarono in 60 per vagone.

Partimmo alla volta di Monfalcone e sostammo prima a Gorizia e poi a Udine per caricare altri prigionieri.

Arrivammo a Dachau dopo 2 giorni e fummo ricevuti con calci e bastonate, spogliati di tutto e rivestiti con l’abito zebrato e immatricolati: il mio numero era 62737.

Il rapporto fra noi italiani era buono e anche con gli altri. Ricordo qualche triste episodio come la morte, poco dopo , dei compagni Spinpolo e Bernardi e la separazione dal compagno Elio Tambarin di cui non ho saputo più nulla.

Passarono i mesi e cominciavano a circolare voci di una prossima liberazione. Voci che venivano confermate dalla facce delle SS sempre più inferocite contro di noi. Quando gli Americano ci liberarono i tedeschi erano quasi tutti spariti.

Ritornai a casa in treno nel mese di settembre del 1945 e dopo essermi rimesso trovai lavoro.

Io spero che il nostro sacrificio sia da monito a tutti, affinché nel mondo si instauri una pace duratura, la sola che può favorire lo sviluppo ed il benessere dei popoli.